Nella caccia in auge nel Medioevo non contava la quantità della selvaggina abbattuta, ma la sua qualità. Perciò la caccia agli animali inoffensivi e con Strumenti non militari, quali reti e trappole, era poco apprezzata. Come insegnavano i trattati cinegetici, essa andava lasciata ai rustici e ai semplici cittadini, per i quali contava il risultato, mentre l'impresa di per sé non aveva significato.
Se gli animali innocui e comunque non temibili, venivano ugualmente considerati era solo perché se ne apprezzavano, come nella lepre, la furberia e la capacità di ingannare gli inseguitori. Ma allora ad affrontarli non era il signore, di norma, ma il suo uccello rapace, così che il confronto diventava un gioco, che tuttavia non perdeva la violenza del combattimento. È quanto avverrà, almeno in Italia, in epoca comunale e nel Rinascimento, durante il quale la caccia col falcone agli uccelli, come alla lepre, diventerà uno dci divertimenti e degli sport più diffusi fra i nobili e i ricchi signori.